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E ora la Ue pensa ai disoccupati a lungo termine (ma non stanzia fondi)

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Dopo essersi molto concentrata sulla Youth Guarantee, il programma che punta all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, la Commissione Europea accende adesso il faro sui disoccupati a lungo termine.  La crisi ne ha raddoppiato il numero, si legge in una nota di Bruxelles, adesso sono 12,1 milioni, il 61% dei quali è senza lavoro da oltre due anni consecutivi. Sono circa la metà dei disoccupati complessivi, hanno tra i 30 e i 55 anni, e di loro si occupa appena il 20% dei programmi di ricollocamento della Ue, distribuiti in maniera non uniforme tra i vari Paesi. Se infatti in Paesi come la Germania, la Danimarca e l'Estonia sono previsti piani di azione molto efficaci, l'Italia, con altri Paesi come il Portogallo, la Romania, Cipro, la Bulgaria, la Grecia e la Spagna si distingue per la mancanza di coordinamento e di piani di supporto individuali.

Il problema è che se la Garanzia Giovani è risultato in molti casi un programma debole, e le azioni veramente efficaci sono state poche, per i disoccupati di lungo periodo il programma appare ancora più fumoso e vago, e, a differenza dell'altro, non ha un centesimo di finanziamenti: i Paesi potranno usare il 10% della quota nazionale del Fondo sociale già loro assegnata per il periodo 2014-2020. Piuttosto blandi anche i tempi: nonostante si rilevi che una grossa percentuale di disoccupati di lungo periodo non percepisca alcuna forma di sostegno economico, si stabilisce di intervenire entro i primi 18 mesi di disoccupazione.

E nonostante si individui con chiarezza la ragione principale del mancato ricollocamento nelle scarse qualifiche professionali (i disoccupati di lungo periodo con basse qualifiche sono il triplo di quelli con alte qualifiche, le percentuali sono altissime tra i disabili e tra le minoranze svantaggiate, a cominciare dai Rom), non si punta con decisione alla riqualificazione professionale, si dice in modo generico che entro il diciottesimo mese di mancanza di lavoro i disoccupati verranno presi in carico dai servizi per l'impiego. E questo sembra un obiettivo difficile soprattutto in un Paese come l'Italia, dove i servizi per l'impiego collocano una percentuale bassissima di lavoratori (vedi post precedente). Nonostante negli ultimi mesi i disoccupati di lungo periodo siano scesi in Italia, rimangono comunque 1.845.000 secondo gli ultimi dati Istat, cioè quasi un sesto di quelli presenti nell'intera Unione Europea. Una situazione di emergenza, la nota di Bruxelles descrive in questi termini le conseguenze della disoccupazione di lungo periodo: "Nel tempo, porta a un allontamento permanente dal mercato del lavoro con conseguente rischio di povertà e di esclusione sociale e spreco di capitale umano". Un rischio che in Italia è altissimo. Farà una qualche differenza la nuova "raccomandazione" di Bruxelles?


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